My whipped Puppy

“Il dolore è piacere. Il piacere è dolore”.
Continuo a sussurrarglielo mentre scavo con le unghie solchi sulla sua schiena.
Glielo sussurro mentre sussulta sotto i miei colpi. Glielo marchio sulla pelle con il frustino che mi ha regalato e che stiamo usando per la prima volta insieme. La sua prima volta in assoluto.
E’ in piedi. Legato e immobilizzato.

Ha paura, ma è anche tremendamente eccitato. L’idea di compiacermi e di essere strumento del mio piacere lo inebria, indifeso nelle mie mani, in balia della mia eccitazione.
Non è masochista, ma per me farebbe di tutto.
Mi appartiene, è il mio giocattolo, il mio schiavo.

Era già tremendamente eccitato fin da quando l’ho salutato sulla porta di casa; pochi minuti insieme hanno poi contribuito al formarsi di una chiazza bagnata sui suoi jeans. Sgocciolante ai miei piedi, mi ha consegnato i regali che ha preso per me: un flogger, un frustino, delle manette…

Mi ha regalato gli strumenti per rimarcare il mio possesso su quel corpo che già mi appartiene, per scavare ancora più a fondo nella sua anima e legarlo ancora di più a me. Ed è questa la prima cosa che faccio: lo lego. È lì, in ginocchio, le corde frusciano in sottofondo e sa che è solo l’inizio. L’attesa acuisce l’eccitazione e la paura. È la prima volta che viene legato, la prima volta che viene frustato. Gli avevo promesso che gli avrei fatto male e me ne sarei goduta ogni secondo ed è proprio quello che faccio. Lui cerca di resistere, all’inizio, ma il dolore si fa sempre più forte. La pelle è diventata così sensibile che anche una carezza è insopportabile. Non mi fermo. I miei colpi lo fanno sussultare e tremare, le mie unghie lo tormentano.
Schiaffi, graffi, frustate.
Lo prendo per i capelli per impedirgli di muoversi e continuo a colpirlo su quella pelle calda e arrossata, lui ansima e una lacrima gli riga la guancia.

“Il dolore è piacere. Il piacere è dolore”, gli sussurro.
Lui concorda e ringrazia.

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